Le vespe e i calabroni, così come le api, sono Imenotteri sociali che hanno una struttura particolare, detta pungiglione o aculeo, che serve come strumento di offesa e difesa. L’insetto infatti punge solo quando si sente minacciato.
Mettere incautamente una mano in un ciuffo d’erba, tra le fronde di un cespuglio, toccare un cancello metallico in cui ci sono foriche comunicano con spazi interni cavi, appoggiarsi a un corrimano inferiormente concavo, aprire una persiana dove soprattutto certe vespe (Polistes) possono aver fatto il loro piccolo nido tra le traversine (e per questo motivo poco visibile) può provocare la reazione di qualche individuo, che, per difendere la colonia, attacca pungendo.
Va menzionato anche che Vespa crabro (il vero calabrone) è attirata dalla luce, pertanto può volare anche di notte diventando un potenziale pericolo d’estate per le persone che si trovano in vicinanza di luci artificiali (lampioni, locali pubblici, case ecc.); inoltre la quantità di veleno che questa specie è in grado di iniettare durante la puntura, essendo maggiore rispetto a quella delle altre vespe, può provocare reazioni allergiche.
In generale si tratta di un’esperienza dolorosa per nulla gradita ma, nella maggior parte dei casi, non pericolosa. Sono principalmente le persone predisposte a reazioni allergiche o già sensibilizzate da una precedente puntura a correre un rischio vero. Temibile è anche, ricevere contemporaneamente decine od oltre un centinaio di punture pur non essendo allergici, (evento non raro ad esempio nel caso di agricoltori che arando danneggino senza accorgersene un nido di vespe (Vespula) ubicato nel terreno, perché in tal caso è facile che l’individuo sia assalito contemporaneamente da un nugolo di individui), poiché il veleno di questi imenotteri è molto tossico e potenzialmente letale in quantità elevata. Gli effetti modesti e solo locali che in genere una puntura di vespa o d’ape causa sono legati alla modestissima quantità di veleno introdotta con una singola puntura.
Inoltre, è necessario fare anche una distinzione a seconda delle zone del corpo in cui si viene punti: se la puntura si verifica all’interno della bocca, del naso o nelle vicinanze degli occhi si possono verificare situazioni più problematiche, se invece si viene punti sulle mani oppure sulle braccia di solito il tutto si risolve con un gonfiore e un dolore più o meno intenso ma transitorio.
Vespe e calabroni hanno un pungiglione simile con una particolare configurazione: presenta una seghettatura non ad arpione. Questo comporta il fatto che l’insetto non riesce a infilare il pungiglione troppo a fondo nella pelle ed è in grado di ritrarlo velocemente, per cui raramente l’aculeo rimane conficcato nella nostra pelle, contrariamente a quello che succede quando si viene punti da un’ape.
Ad ogni modo, escludendo le persone allergiche che conoscono la loro condizione e dovrebbero essere attrezzate con il kit salvavita per automedicazione d’emergenza secondo leprescrizioni mediche, per tutti gli altri le punture di vespidi devono essere trattate come “una ferita pulita minore” e quindi disinfettate. L’applicazione locale di ghiaccio o acqua fredda può servire ad attenuare il dolore perché causa vasocostrizione e riduce la reazione infiammatoria conseguente alla puntura stessa. Per alleviare il dolore si può ricorrere d’altra parte a pomate specifiche reperibili in tutte le farmacie.
Va da sé che, se il gonfiore causato dalla puntura è eccessivo e soprattutto se un soggetto ignaro di avere una specifica sensibilizzazione allergica percepisce sintomi particolari e preoccupanti (difficoltà respiratoria, sensazione di mancamento per collasso, ecc.), è necessario raggiungere con urgenza il più vicino pronto soccorso o chiedere l’intervento immediato di personale sanitario, specificando le motivazioni della richiesta.