Il Rhynchophorus ferrugineus, nome scientifico del punteruolo rosso della palma, è un Coleottero appartenente alla famiglia dei Curculionidi.
Di origine asiatica, in Italia è stato segnalato per la prima volta nel 2004 e fa parte del nutrito gruppo di insetti nocivi introdotti accidentalmente nei nostri territori attraversi gli interscambi. Attacca le palme presenti nelle zone costiere, dal sud fino al nord Italia. Essendo un insetto alloctono di recente introduzione non ha antagonisti naturali e le palme sono soggetti ai suoi attacchi. I danni sono enormi e in molte località il numero delle palme uccise da questo insetto è talmente alto da aver cambiato l’aspetto di molti lungomari.
L’insetto è un gigante: l’adulto misura 4,5 cm di lunghezza e le larve, a maturità, raggiungono i 5 cm di lunghezza.
Le larve con il loro apparato boccale masticatore divorano instancabilmente i tessuti vegetali appena al di sotto della corona fogliare. In assenza di fattori limitanti, è stato stimato come nell’arco di 4 generazioni il punteruolo della palma sia in grado di generare circa 53 milioni di esemplari!
Il comportamento di questo insetto fa sì che l’infestazione non si renda visibile se non in fase avanzata, perché pressoché tutto il ciclo si svolge all’interno dei tessuti. Quando si notano le foglie assumere un portamento rivolto un po’ troppo verso il basso, che ricorda un ombrello aperto, significa che la palma è condannata a morte.
La lotta non è facile come per tutti gli insetti che si sviluppano all’interno delle piante e quindi particolarmente protetti.
La prevenzione è importante: le piante devono essere mantenute nelle migliori condizioni vegetative, effettuando una regolare manutenzione ed asportando tutto il materiale secco. Inoltre va monitorato l’eventuale arrivo del parassita tramite l’impiego di trappole a feromone e attrattivi alimentari.
Individuare un’infestazione precoce, infatti, significa salvare la pianta, poiché quando l’infestazione è in stadio avanzato gli interventi risultano pressoché inutili.
Altro errore è lasciare sul posto esemplari di palme abbattute a causa degli attacchi, infatti è assolutamente necessario bruciare i residui per evitare focolai di infestazione.
La lotta chimica prevede l’impiego di agrofarmaci insetticidi sistemici. Buoni risultati vengono ottenuti con l’utilizzo dell’endoterapia: tramite fori opportunamente praticati, si inietta un insetticida sistemico a bassa pressione nella pianta per colpire il parassita dall’”interno”. Sono state messe a punto delle speciali cannule con tappo, che, introdotte nella pianta, permettono di veicolare il prodotto insetticida senza lasciare fori aperti e senza dovere effettuare continuamente perforazioni.
Di solito l’endoterapia è affiancata da un paio di irrorazioni della chioma con bassi volumi distribuiti mediante un’apposita attrezzatura anti-deriva che assicuri la copertura insetticida della parte apicale dello stipite della palma, per intercettare eventuali attacchi.
In Medio Oriente sono stati ottenuti buoni risultati con l’impiego della lotta integrata. Sembra promettente anche l’uso di nematodi entomopatogeni.
Una curiosità: in alcuni Paesi tropicali le larve di Rhynchophorus ferrugineus vengono utilizzate come alimento dalla popolazione.