Le buone pratiche di igiene ambientale (GHP o Good Hygiene Practice) sono necessarie per permettere la sicurezza di persone, animali e beni all’interno di un qualsiasi ambiente. Esse assumono una valenza ancor più importante in ambienti di produzione e trasformazione alimentare e in ambienti sensibili, come gli ospedali e le altre strutture sanitarie, che devono seguire procedure specifiche per garantire il pieno rispetto dei requisiti in materia di igiene, nelle fattispecie quella alimentare e pubblica.
Da che cosa deriva questa importanza?
In ogni ambiente si ritrovano delle condizioni che favoriscono la crescita e la diffusione di infestanti dannosi e/o di microrganismi nocivi – quali batteri, virus e funghi – responsabili di contaminare l’ambiente o gli alimenti, generando nel caso peggiore l’insorgenza di malattie infettive a carico dell’uomo e degli animali.
Per limitare la proliferazione degli infestanti dannosi, molti dei quali visibili ad occhio nudo, già la semplice attività di pulizia, volta alla rimozione dei residui di cibo e di altri detriti organici, è una prima misura sufficiente per contenerne il rischio.
Il tema dell’igiene innalza la sua soglia di attenzione in caso di microrganismi patogeni: batteri, virus e funghi, infatti, risultano ubiquitari e per nulla visibili, e se ritrovano le condizioni idonee per la sopravvivenza (ricordiamo che sono sufficienti nutrimento, temperatura e umidità adeguate) si moltiplicano esponenzialmente colonizzando l’ambiente ospitante. I virus, in particolare, hanno caratteristiche biologiche molto peculiari e minori possibilità di prolungata sopravvivenza nell’ambiente. Nel caso di microrganismi, quindi, per garantirne il controllo e il contenimento diventano indispensabili gli interventi di disinfezione o sanitizzazione, in aggiunta alle attività di pulizia.
Quando ricorrere alla disinfezione?
Il ricorso alla metodica della disinfezione è opportuno per abbattere ed eliminare il numero dei microrganismi patogeni presenti in un determinato ambiente e/o superficie.
La disinfezione può essere effettuata per mezzo di:
– agenti fisici come il vapore e i raggi UV,
– agenti chimici come i disinfettanti.
Questi ultimi possono essere definiti tali se ottengono l’autorizzazione all’immissione in commercio come Presidi Medico Chirurgici o Biocidi dal Ministero della Salute, unico garante che convalida le prove ed attesta l’efficacia disinfettante del prodotto. Per questo motivo è consigliabile leggere con attenzione e seguire sempre le indicazioni di utilizzo riportate nelle etichette dei prodotti. Nel caso dei disinfettanti, è opportuno verificare anche i tempi richiesti per l’abbattimento della carica microbica, che variano a seconda della sostanza attiva e della sua concentrazione.
Per la creazione di ambienti sfavorevoli alla proliferazione di microrganismi, trovano inoltre impiego, anche le macchine generatrici di ozono.
Nel caso più recente riguardante la diffusione del virus SARS-CoV-2 (nuovo coronavirus), per il quale si raccomanda di seguire le regole comportamentali emanate dalle autorità competenti (clicca qui per maggiori informazioni), può essere d’aiuto l’impiego di disinfettanti ambientali (regola n. 6 del decalogo).
L’adozione, in ogni modo, delle buone pratiche di igiene – che a seconda dei protocolli include anche la metodica della disinfezione – si conferma quale più importante e primissimo strumento da utilizzare per prevenire l’insorgenza di contaminazioni e/o la trasmissione di malattie infettive.