Il termine mosca, nell’accezione comune, è piuttosto generico, con esso infatti ci si riferisce a diverse specie appartenenti ai Ditteri Brachiceri.
Le mosche sono strettamente legate alle attività umane e sono praticamente presenti ovunque.
La specie maggiormente rappresentata in Italia è la Musca domestica, riconoscibile dalle altre specie per le caratteristiche bande longitudinali nere presenti sul torace.
L’adulto di mosca domestica ha un apparato boccale lambente-succhiante e si nutre di sostanze più o meno liquide prodotte da letame in fermentazione, derrate vegetali marcescenti, escrementi di vario tipo, liquame derivante da rifiuti, ma non disdegna derrate come il latte, gli essudati dei formaggi, … Anche gli alimenti solidi zuccherini rappresentano fonte di nutrimento per le mosche poiché gli adulti sono in grado di emettere saliva e provocare una parziale liquefazione della sostanza, che in questo modo viene succhiata. Questo caratteristico modo di nutrirsi delle mosche fa si che i “cibi” visitati risultino imbrattati da questo rigurgito: questo imbrattamento rappresenta il vero pericolo sanitario. Infatti le mosche, proprio a causa degli ambienti che frequentano, sono in grado di trasmettere parecchi agenti patogeni, come Salmonella, Shigella, Campylobacter, Escherichia, Enterococcus, Chlamydia.
Le mosche hanno la capacità di potersi appoggiare e camminare su qualsiasi superficie sia essa liscia o ruvida, grazie a particolari strutture presenti all’estremità delle zampe, inoltre sono anche eccellenti volatrici, caratteristica che permette loro di spostarsi agilmente e lungamente per trovare cibo e siti adeguati per l’ovideposizione, tra questi qualsiasi sostanza organica in decomposizione rappresenta il luogo ideale per lo sviluppo delle larve. Le mosche sono attive durante il giorno, di notte non volano e rimangono appoggiate all’interno degli ambienti, in particolare sui soffitti, su fili e travi. Questo comportamento deve necessariamente essere sfruttato per il loro contenimento.
La lotta deve essere effettuata sia all’interno sia all’esterno degli edifici. La prevenzione si attua riducendo drasticamente la presenza di materiale organico in decomposizione e quando ciò non è possibile, come nel caso del letame, si deve adottare un compostaggio a regola d’arte.
Con piani di lotta integrata -sempre auspicabili- si ottengono maggiori risultati e si possono utilizzare:
- trappole a raggi ultravioletti che sfruttano l’effetto fototropico,
- trappole collanti che sfruttano l’effetto cromotropico del giallo, meglio se innescate con prodotti zuccherini e proteine,
- trappole a feromoni sessuali che hanno anche un effetto di aggregazione ((Z)-9-tricosene),
- possibile anche l’applicazione di insetti parassitoidi, soprattutto negli allevamenti zootecnici.
La lotta chimica si basa sull’utilizzo di adulticidi residuali e larvicidi, avendo cura di alternare i principi attivi per evitare di incentivare l’insorgenza di resistenze.