I Coleotteri xilofagi sono insetti che si nutrono di legno e possono talvolta visitare le nostre abitazioni, provocando degli ingenti danni.
Appartengono a diverse famiglie quali Lictidi, Anobidi, Curculionidi e Cerambicidi.
In Italia sono presenti parecchie specie di Anobidi in grado di danneggiare il legno in opera. Le larve attaccano sia legno di latifoglie sia di conifere, da cui traggono nutrimento perché sono in grado di digerire la lignina e la cellulosa, grazie alla presenza nel loro intestino di microrganismi simbionti quali funghi, protozoi e batteri. Questa simbiosi permette agli Anobidi di nutrirsi anche di legno secco molto vecchio, in cui oramai amido e zuccheri sono del tutto scomparsi. In genere la loro presenza viene rilevata dall’osservazione di rosume fuoriuscito dalle gallerie, che si accumula sui pavimenti e su altri ripiani. Negli ambienti dove sono presenti manufatti in legno, siano essi mobili, cornici, travi e travetti è opportuno porre attenzione alla eventuale presenza di questo rosume, sempre facilmente visibile in particolar modo da chi effettua le pulizie.
Gli adulti compaiono a primavera, a seconda delle condizioni ambientali e dell’andamento stagionale, sono insetti di colore scuro uniforme e di piccole dimensioni (3-8 mm di lunghezza), poco attivi, e in genere passano inosservati. Talvolta, attratti dalla luce, in volo si portano anche sui vetri di finestre o su tendaggi di colore chiaro, dove possono essere notati.
Le condizioni microclimatiche dell’ambiente domestico influiscono sullo sviluppo larvale di questi insetti. In generale, ambienti con elevata umidità relativa, che si ritrovano ad esempio in certe case di campagna o in ambienti lasciati chiusi durante i mesi autunno-invernali, il legno risulta più appetibile e più facilmente aggredibile. In questi casi è favorito lo sviluppo delle larve con numerose pullulazioni, che si manifestano con i caratteristici fori di sfarfallamento e con abbondante rosume ai piedi della struttura infestata.
Le specie più comuni sono il cosiddetto “tarlo dei mobili”, Anobium punctatum, e Oligomerus ptilinoides, di dimensioni maggiori rispetto al primo (3,5 – 4 mm di lunghezza il maschio, 5 – 6,5 mm di lunghezza la femmina). Questi tarli sono molto dannosi sia per le strutture lignee portanti che per i manufatti. Le larve attaccano generalmente l’alburno (parte esterna del legno) e scavano gallerie di non più di 4-5 cm di profondità che possono causare anche danni statico-strutturali. Infatti, in caso di manufatti di dimensioni ridotte, l’attività delle larve può interessare tutto lo spessore dell’oggetto compromettendone la stabilità in maniera rischiosa. Il pericolo del non notare la presenza di rosume o degli adulti sfarfallanti in primavera, permette all’infestazione di diffondersi, anche se lentamente, agli altri elementi lignei presenti.
PREVENIRE E INDIVIDUARE L’INSORGENZA DI INFESTAZIONI
Il primo e più semplice controllo può essere attraverso l’osservazione visiva, cercando l’eventuale presenza di adulti in prossimità delle finestre.
Per una ricerca più approfondita è possibile ricorrere alla fototropicità degli adulti, cioè la caratteristica che li porta, nella fase di volo, verso le fonti luminose o chiare presenti nell’ambiente infestato. In questo caso, per effettuare il monitoraggio è sufficiente impiegare delle trappole con cartoncini collanti, di colore bianco.
Come in ogni azione di monitoraggio, trovare individui adulti attaccati alla colla, ci permette di poter intervenire rapidamente prima che l’infestazione possa allargarsi ad altri supporti lignei.
Infine è possibile effettuare il classico trattamento con un prodotto insetticida a protezione delle superfici lignee. Questo consiste solitamente nella spennellatura di un formulato con caratteristiche di residualità e persistenza nel tempo (solitamente contenente permetrina), che verrà assorbito dallo strato superficiale del legno (mai superiore a un paio di millimetri).
Per questo motivo il trattamento di spennellatura viene considerato di tipo protettivo/preventivo e non curativo, in quanto crea una barriera che impedisce nuove ovideposizioni.
Va ricordato, inoltre, che i trattamenti impregnanti sono limitati alle superfici non decorate e al legno grezzo che, per nostra fortuna, risultano essere quelle a maggior rischio.