è fuori discussione la presa di coscienza collettiva verificatasi negli ultimi anni circa l’utilità degli insetti per gli equilibri ambientali del pianeta e la sopravvivenza stessa dell’umanità: ad esempio i problemi che da più di dieci anni affliggono le api da miele e gli impollinatori in generale, i numerosi articoli scientifici che hanno messo in evidenza una preoccupante diminuzione della biomassa di insetti in diverse parti del pianeta hanno sensibilizzato notevolmente l’opinione pubblica su questo tema.
Sull’importanza del ruolo anche positivo che gli insetti svolgono nell’ecosistema si è scritto molto e noi esseri umani, un pò distratti, riusciamo a focalizzare veramente il problema quando i loro mancati servizi ci procurano un danno economico diretto. è il caso dell’interessante storia degli stercorari dell’Australia. I Coleotteri stercorari svolgono un’azione fondamentale nella decomposizione e smaltimento degli escrementi solidi di grandi animali, come ad esempio i ruminanti. Funziona tutto finché questi insetti, insieme ad altri, svolgono il loro compito indisturbati e lontano dagli osservatori umani, ma quando non ci sono che cosa succede?
Nell’800 in Australia furono introdotti i ruminanti, come i bovini, che vennero lasciati liberi di pascolare sulle enormi distese di prati. Ma i ruminanti erano animali nuovi per questo continente e gli invertebrati locali non riuscivano ad aiutare nella decomposizione dei loro escrementi essendo abituati a quelli più fibrosi dei marsupiali. Ben presto grandi superfici di pascoli vennero ricoperte di sterco che richiedeva tanto tempo per decomporsi, diventando presto inutilizzabili in quanto i bovini non si alimentano nei pressi dei loro escrementi. Ma non solo: gli escrementi bovini sono una fonte alimentare per varie specie di mosche australiane che oltre a infastidire il bestiame sono anche vettori di malattie. E il fatto di non decomporsi significa anche il blocco di grandi quantità di nutrienti senza permettere la loro rimessa in circolo.
Negli anni ’50 del secolo scorso un entomologo ungherese emigrato in Australia capì il problema e suggerì l’importazione di stercorari per affrontare la situazione. Negli anni successivi fu impostata la ricerca presso la “Division of Entomology” di Canberra e messo a punto dal CSIRO (Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation – Australia’s national science research agency) un progetto, “Dung beetle program”, per importare stercorari e liberarli sui pascoli dell’Australia, naturalmente con le opportune cautele come ad esempio il rispetto delle quarantene. La maggior parte furono importati dal Sud Africa. Attualmente 8 specie di stercorari importati vivono sui pascoli australiani e questa esperienza è considerata un successo.
Il servizio per la degradazione degli escrementi e per la salute del suolo, che svolgono gli stercorari in Australia, è ritenuto talmente importante che ancora oggi la raccolta e la distribuzione avvengono attraverso associazioni di volontari come i “Landcare groups”, gli agricoltori e gli appassionati (https://csiropedia.csiro.au/dung-beetle-program/)
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