Le infestazioni di locuste sono un fenomeno noto che ricorre più o meno frequentemente in tante aree dell’Africa e dell’Asia, destando forte preoccupazione nella comunità internazionale per le gravi conseguenze che ne derivano.
Non a caso sono citate nella Bibbia tra le piaghe d’Egitto. Questi insetti hanno un comportamento tale per cui sono in grado di dar vita in brevissimo tempo a infestazioni molto forti su aree molto ampie a causa della loro capacità di spostarsi piuttosto velocemente in sciami, distruggendo tutti i raccolti di cui voracemente si cibano e defogliando persino alberi e cespugli. Si aggiunge il loro elevato potenziale riproduttivo e la velocità di sviluppo.
Dall’anno scorso si stanno verificando importanti invasioni di locuste in varie parti del pianeta.
Il termine locusta indica un gruppo di specie di cavallette e non una in particolare. La specie responsabile delle attuali infestazioni è la Schistocerca gregaria.
Queste infestazioni colpiscono pesantemente il Corno d’Africa (Etiopia, Kenya e Somalia), il Sudan e il Sahel nell’Africa dell’Ovest, la zona al confine indo-pakistano e l’Iran.
Normalmente le locuste, che si trovano nella cosiddetta fase “solitaria” e non hanno particolare impatto sull’ambiente, sono presenti in un’area caratterizzata da basse precipitazioni che si estende per circa 16 milioni di km2 trasversalmente su 30 nazioni, e che comprende parti del deserto arido e semi-arido in Africa, nel Vicino Oriente e nell’Asia sud-occidentale.
Ma quando questi insetti passano alla fase “gregaria”, le condizioni cambiano drasticamente: la superficie interessata quasi raddoppia a 29 milioni di km2, invadono in toto o in parte ben 60 paesi e la loro dannosità aumenta drammaticamente in breve tempo.
Il loro comportamento è regolato da vari fattori e quando si verificano le giuste condizioni, da insetti solitari, caratterizzati da un basso tasso di dannosità, diventano gregari, formando sciami composti da un numero talmente elevato di individui da oscurare il sole e ricoprire letteralmente tutto quello che incontrano. In un’area di 1 km2 infestata da uno sciame possono essere presenti da 40 milioni a 80 milioni di adulti.
Si tratta di insetti fitofagi che divorano voracemente quasi qualsiasi tipo di vegetazione, sia essa coltivata o spontanea, distruggendo nelle aree colpite pressoché tutti i raccolti e riducendo le popolazioni locali alla fame. Dopo il loro passaggio non rimane più nulla. Si stima che uno sciame di 1 km2 sia in grado in un giorno di mangiare una quantità di cibo pari a quella di 35.000 persone (fao.org).
Essendo insetti eterometaboli, si nutrono della stessa biomassa sia da adulti sia negli stadi giovanili, causando una forte pressione sulla vegetazione poiché l’attività alimentare dura per tutto lo sviluppo dell’individuo, sin dalla schiusa dell’uovo. Gli insetti allo stadio giovanile non posseggono le ali e quindi non volano ma camminano insistendo su un’area delimitata. Gli adulti invece sono in grado di spostarsi su enormi distanze percorrendo in volo anche 150 km al giorno in presenza di venti favorevoli.
Considerata l’enormità del problema sotto ogni punto di vista, è fondamentale essere preparati ad affrontarlo. La FAO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, esegue un monitoraggio costante degli sciami, fornisce previsioni e avvisi di allarme tempestivi sulla tempistica, la scala e la posizione, e dell’andamento dell’infestazione, attraverso il Desert Locust Information Service (DLIS).
Quando uno sciame diventa una grave minaccia, la FAO attiva l’Emergency Centre for Transboundary Plant Pests (Centro di Emergenza per i Parassiti Vegetali Transfrontalieri), che fornisce ai paesi coinvolti consulenza tecnica, raccoglie fondi e mobilita il supporto di esperti e le forniture ai paesi colpiti, oltre ad assicurare supporto per il coordinamento delle campagne di controllo (fao.org).
Nella seconda parte vengono analizzate le principali formule preventive per limitare il rischio di infestazioni e i metodi più efficaci utilizzati per monitorare quelle in atto ai fini di contenerne la diffusione: Le invasioni di locuste in Africa e non solo – 2° parte (le possibili soluzioni al problema).