Anna Romano, divulgatrice scientifica che scrive per il magazine online OggiScienza, ha pubblicato qualche mese fa un interessante articolo sulla saliva di zanzara e la trasmissione dei patogeni di cui sono responsabili questi insetti.
Le numerose specie di zanzare, che hanno colonizzato molte aree del nostro pianeta e che conquistano sempre nuovi areali, tra queste Aëdes albopictus, Aë. japonicus e Aë. koreicus, sono in grado di trasmettere molti patogeni (tra i quali virus e protozoi) per l’uomo e per gli animali. Tanto da far ritenere la zanzara l’animale più pericoloso in assoluto, poiché causa centinaia di migliaia di morti in tutto il mondo.
è naturale, quindi, che in numerosi centri di ricerca di svariati Paesi, si studino questi insetti e i moltissimi aspetti legati alla trasmissione dei patogeni, per capirne i meccanismi e individuare idonei rimedi.
è bene ricordare come i patogeni si siano evoluti insieme alle zanzare e, di conseguenza, come si siano sviluppati meccanismi sempre più fini per ottimizzarne la trasmissione.
è stato scoperto che la saliva delle zanzare è composta da un insieme di molecole in grado di influenzare la risposta immunitaria dell’individuo che viene infettato facilitando la trasmissione del patogeno. Allo stesso tempo, però, i meccanismi molecolari alla base di questa azione non erano noti.
Jin e collaboratori (2018) hanno identificato e caratterizzato una proteina ottenuta dalle ghiandole salivari di Aëdes aegypti e hanno dimostrato come questa proteina sia in grado di facilitare la trasmissione del virus Zika e aumentarne la sua patogenicità. Tutto possibile grazie all’interferenza con un particolare recettore. Ne hanno spiegato i meccanismi molecolari.
I ricercatori del Baylor College of Medicine di Houston in Texas sono andati oltre: hanno utilizzato topi in cui sono state iniettate cellule di provenienza umana per simulare quello che potrebbe succedere al nostro sistema immunitario in conseguenza della puntura di una zanzara (Vogt et al., 2018).
Poiché l’argomento è piuttosto complesso, Anna Romano ha intervistato Bruno Arcà, un ricercatore che lavora presso l’Università La Sapienza di Roma. Questi ha spiegato come ci siano ancora molti aspetti da chiarire, ma ha anche ricordato “alcuni risultati promettenti nel caso dei flebotomi e la trasmissione della leishmania, con studi in fase avanzata di sperimentazione per lo sviluppo di vaccini che contengono proprio proteine salivari dei flebotomi, oltre che proteine derivate dal protozoo”.