Il controllo delle malatti in una società, riveste un ruolo di fondamentale importanza e la prevenzione gioca un ruolo essenziale. Per agire in maniera efficace in questa direzione, è necessario raccogliere ed elaborare una grande quantità di dati mediante un approccio multidisciplinare: metodologia sempre più diffusa negli ultimi anni per interpretare fenomeni complessi. Infatti, nell’imminente futuro, gli esperti prevedono che strumenti e approcci basati su scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (indicati con la sigla STEM dalle iniziali delle parole chiave in inglese) diventeranno essenziali per prevenire, controllare e quindi eradicare le malattie degli animali su scala mondiale.
Ovviamente se il modello funziona, potrà essere applicato anche alle patologie infettive umane. La biogeografia delle malattie (meglio nota con la locuzione inglese “disease biogeography”) si occupa dello studio della distribuzione geografica delle malattie infettive. Escobar e collaboratori (2017) la definiscono come “un potente approccio per la mappatura degli eventi patologici, che può fornire utili informazioni ai decisori, ai manager, ai ricercatori e agli specialisti della salute animale e della salute pubblica”.
La biogeografia delle malattie può aiutare a capire il motivo per cui esse si sviluppano in un sito o in un’area più o meno ampia e non in un altro o altra, e quindi si parla di “analisi descrittiva”, ma fornisce anche importanti informazioni per identificare aree in cui potrebbero verificarsi epidemie in futuro. In questo caso si parla di “analisi predittiva” (Escobar et al., 2017).
Studiare la geografia delle malattie significa mettere in correlazione i patogeni, i vettori, i reservoir (= serbatoi) e gli organismi che possono fungere da ospiti. Ma anche considerare altri fattori biotici, nonché fattori abiotici e di movimento, concetti che vengono riassunti con l’espressione inglese “BAM framework”. I fattori biotici (B) sono ad esempio la densità e il comportamento dell’ospite; i fattori abiotici (A) importanti per la sopravvivenza dei patogeni sono ad esempio la temperatura, l’umidità ma anche l’irraggiamento solare e la chimica del suolo, il fattore movimento (M) è molto importante perché certi parassiti possono essere limitati nella loro diffusione a causa della loro stessa bassa capacità di movimento (come nel caso delle zecche molli) o, per la presenza di barriere geografiche come ad esempio gli oceani (Escobar et al., 2017).
Questi dati vengono messi in correlazione mediante modelli statistici, che si prevede vengano sempre di più utilizzati in futuro, per ottenere delle mappe il più accurate possibile sulla distribuzione dei vari patogeni.
Per alcuni approfondimenti vedasi: https://oggiscienza.it/2019/04/29/cosa-e-disease-biogeography/