I topi e i ratti accompagnano l’uomo probabilmente sin dalle sue origini diventando, come già raccontato nelle prime due parti del blog (articolo 1, articolo 2), veicolo per altri animali, come ad esempio pidocchi, falsi pidocchi, acari, pulci e zecche che, attraverso questi roditori, possono venire a contatto con l’uomo, trasmettendo malattie, indicate in generale col termine zoonosi.
Gli organismi responsabili delle zoonosi sono indicati in maniera generica come ‘patogeni’, termine che – talvolta in senso più restrittivo – viene riservato ai microrganismi nocivi, mentre per i protozoi e gli altri organismi pluricellulari (come i vermi) si usa il termine più specifico di ‘parassita’, nel quale è del resto chiaramente implicita anche la patogenicità.
I roditori, in molti casi, rappresentano il “serbatoio epidemiologico del patogeno” oppure possono fungere da “ospiti intermedi” o “ospiti primari” del patogeno stesso (Capizzi e Santini, 2015). Alcuni patogeni infatti, per completare il loro ciclo biologico, necessitano di due o più ospiti: si parla di “ospite intermedio” “quando essi rappresentano l’ospite in cui il patogeno compie solo una parte del ciclo di sviluppo, un semplice accrescimento o la fase di riproduzione asessuata” mentre si dice “ospite primario” o “definitivo” “quando in esso avviene la fase della riproduzione sessuata” (Capizzi e Santini, 2015).
I patogeni o i parassiti presenti nel roditore possono arrivare all’uomo attraverso quattro vie: inoculazione, ingestione, inalazione, contatto.
Ratti e topi, oltre che trasportare sulla propria pelle e pelo i parassiti esterni, possono ospitare anche frequentemente parassiti interni, detti endoparassiti: ad esempio, dai risultati di un’indagine effettuata in una zona rurale della Croazia è emerso che il 65 % dei ratti esaminati era infetto da “vermi” (endoparassiti) (Stojcevic et al., 2004).
Tra le malattie emergenti che possono essere veicolate dai topi e dai ratti, vi sono quelle provocate dagli Hantavirus, mentre tra quelle storicamente diffuse vi è, ad esempio, la leptospirosi. La leptospirosi è causata da un batterio (una spirocheta) che non alberga solo nei roditori che vivono a contatto con l’uomo ma anche in quelli selvatici. Tramite le urine, questo batterio viene espulso dall’organismo ospite venendosi a trovare nell’ambiente, dove può infettare animali domestici o allevati che a loro volta possono diventare fonte di diffusione. L’uomo può contrarre l’infezione attraverso la cute, magari in presenza di ferite anche modeste o microlesioni, o le mucose che possono venire in contatto diretto con le urine oppure con acqua e/o suolo contaminati dalle urine infette. Anche il clima rappresenta un insieme di fattori che possono contribuire alla diffusione delle infestazioni: se temperato o caldo, ad esempio, agevola gli spostamenti dei roditori. Ciò comporta una maggiore incidenza delle infestazioni, una maggiore interazione uomo-ratto e, quindi, un maggior rischio di infezioni. Questa conseguenza è stata presa in considerazione anche dall’agenzia europea per la prevenzione e il controllo delle malattie, che ha infatti inserito le patologie trasmesse dai roditori tra gli effetti causati dal cambiamento climatico.