Il West Nile virus appartiene alla famiglia dei Flaviviridae, e viene trasmesso all’uomo e agli animali, generalmente equini ed uccelli ma in alcuni casi anche cani, gatti e conigli, attraverso le punture di zanzare infette del genere Culex (C. univittatus, C. modestus, C. pipiens, C. restuans).
è stato isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile, da cui prende il nome. Da allora sono state segnalate epidemie di malattia in numerosi Paesi dell’Africa settentrionale e del Medio Oriente e recentemente anche in alcuni Paesi europei e negli Stati Uniti. I numerosi casi registrati in Italia nell’estate 2018 in aree più ampie e più precocemente rispetto agli anni precedenti hanno suscitato l’attenzione di molti mezzi di informazione sul fenomeno.
Le autorità preposte hanno il compito di mettere in atto adeguate campagne di sorveglianza., e i siti che forniscono informazioni ufficiali su questa tematica sono quelli del Ministero della Salute, dell’ Istituto Superiore di Sanità e dell’European Centre for Disease Prevention and Control.
Altre informazioni utili si trovano nell’interessante ed esaustivo articolo, pubblicato sul sito OggiScienza da Cristina Da Rold, dove viene riportata la spiegazione fornita da Claudio Venturelli, Entomologo dell’AUSL della Romagna: “la ragione di questo boom è facilmente individuabile nella presenza di forti piogge e del grande caldo a inizio stagione, in particolare a giugno, anche se ad agosto in Italia il numero di zanzare si è stabilizzato e siamo ritornati ai numeri degli anni precedenti”. L’esperto spiega inoltre che “la malattia non si trasmette da persona a persona, e una zanzara non può infettarsi pungendo una persona infetta diventando vettore della malattia, come invece avviene con Zika, Dengue e Chikungunya, perché nell’uomo, così come nel cavallo, in una goccia di sangue non è presente sufficiente DNA virale di West Nile Virus affinché la zanzara riesca a replicarlo”. I numeri in effetti fanno preoccupare, si sono purtroppo registrati anche 10 casi di morte, e i decessi non sono stati registrati solo in Italia ma anche in Romania (6), Serbia (6) e Grecia (5) nel periodo che va dal 24 al 30 agosto scorso. In ogni caso dall’analisi dei dati effettuata dagli esperti, si deduce che meno dell’1% delle persone contagiate manifesta la forma più grave della malattia. I casi gravi si riscontrano in persone sofferenti già per altre patologie. In alcuni soggetti l’infezione virale decorre anzi in modo asintomatico.
La lotta contro il diffondersi di tali patologie infettive è a più livelli e coinvolge gli enti pubblici deputati ai trattamenti di disinfestazione nelle aree urbane, i privati, con tutti gli accorgimenti noti per evitare la proliferazione delle zanzare, e la singola persona, con l’uso di abbigliamento idoneo e di repellenti per zanzare.