Anoplophora chinensis, specie nota in Italia con il nome comune tarlo asiatico, è un coleottero cerambicide originario dell’Asia orientale, introdotto accidentalmente in Europa e rinvenuto in Italia per la prima volta nel 2000 in provincia di Milano.
Si sviluppa a spese di piante latifoglie ornamentali e forestali ed è particolarmente temuto in ambito urbano. E’ una specie polifaga che, nell’areale d’origine danneggia un numero molto elevato di piante ad esempio dei generi Acer, Populus, Ulmus, Salix.
In Italia le piante attaccate dal tarlo asiatico sono numerosissime: oltre ai generi già citati la specie è stata rinvenuta su alberi di ippocastano, ontani, betulla, faggio, carpino, platano, agrumi, pomacee, corniolo, nocciolo, biancospino e addirittura rosa e lauroceraso.
Nel 2007 è stata rinvenuta in Italia anche la specie Anoplophora glabripennis.
Anoplophora chinensis è arrivata nel nostro Paese su alberi vivi, invece A. glabripennis è stata rinvenuta in materiali da imballaggio di legno provenienti dalla Cina.
Entrambe le specie sono considerate dalla legislazione europea da quarantena; essendo polifaghe presentano un forte potenziale di diffusione che rende la lotta piuttosto difficoltosa.
I Servizi Fitosanitari Regionali monitorano le infestazioni e sono messi in atto programmi di eradicazione per evitarne l’insediamento e la diffusione. è fondamentale che tutti i cittadini facciano attenzione alle piante sia del verde pubblico sia privato in modo da individuare tempestivamente le piante infestate e segnalarle ai Servizi Fitosanitari di competenza.
Il contenimento viene attuato mediante opportuna eliminazione delle piante colpite.
Fino al 2011, per quanto riguarda A. chinensis, il programma di eradicazione ha visto la distruzione di circa 18.000 piante colpite con una spesa che si aggira intorno ai 12 milioni di euro, a dimostrazione di quanto siano dannose e onerose queste introduzioni di specie aliene nei nostri territori.