La grande capacità di colonizzare gli ambienti, anche estremi, e la straordinaria capacità di adattamento rendono gli insetti estremamente insidiosi. Spesso la loro presenza si evidenzia solo quando il numero di insetti che si è sviluppato diventa talmente elevato da non sfuggire più alla vista dell’uomo. Così l’infestazione, pericolosa o meno, diventa palese e sono necessari interventi straordinari di disinfestazione.
Questo genere di interventi è di tipo curativo e non preventivo. Se la distinzione può sembrare banale, a fini pratici non lo è affatto. Rimuovere le infestazioni visibili con un trattamento insetticida, come nel caso di insetti volanti presenti in una stanza, spesso non significa aver risolto la problematica ma, molto probabilmente, aver eliminato solo la parte visibile di essa. E se gli insetti non si manifestano per qualche tempo, non è detto che l’infestazione sia stata completamente debellata, soprattutto nei casi in cui localizzarne la fonte è estremamente difficile.
Gli edifici e le costruzioni in genere sono sempre stati ottimi luoghi dove non poche specie di insetti trovano cibo e rifugio. Se in passato i luoghi e i materiali in cui gli insetti potevano insediarsi erano generalmente noti, con l’affermarsi di nuove tecnologie costruttive sono sorte nuove problematiche, ai più sconosciute, che pongono diversi problemi per la loro risoluzione.
A volte i danni e le criticità sono talmente complessi che affrontarli significa intervenire con azioni invasive e costi altissimi. Si pensi, a tal proposito, ai casi di infestazione da parte dei lepidotteri dei pannelli di lana di pecora usati come isolanti per intercapedini e pareti ventilate di palazzi residenziali.
Una regola, da tenere bene a mente quando si progetta, è che tutti i materiali organici sono per loro natura soggetti ad attacchi di organismi che hanno il compito di degradarli. Infatti, in architettura, in fase di progettazione vengono tenute in considerazione possibili fonti di infiltrazioni di umidità che causano lo sviluppo di muffe e batteri, ma non viene posta attenzione alla possibilità che i materiali organici possano essere attaccati da insetti.
Il problema di base sta nel fatto che la formazione di un architetto non prevede conoscenze entomologiche e la multidisciplinarità in questo campo è ancora tutta da impostare. L’architetto sa come progettare e costruire, l’entomologo conosce la biologia degli insetti e sa dove si possono insediare e provocare problemi e come certi accorgimenti nella progettazione potrebbero anche agevolare, ad esempio, certe operazioni di periodica pulizia.
A parte i materiali organici utilizzati in bioedilizia, ma anche in edilizia tradizionale (il legno, la cellulosa, il sughero, la lana, la canapa, il lino, la fibra di sisal, la juta e la fibra di cocco), che possono essere fonte di cibo per numerose specie di insetti, anche il modo di costruire causa problematiche di cui è necessario tenere conto.
Per esempio, le intercapedini utili a migliorare l’efficienza energetica degli edifici, se comunicanti con l’esterno anche per mezzo di piccole fessure, possono essere utilizzate dagli insetti per trovare rifugio durante la stagione avversa, per costruire nidi (vespe e calabroni) e per sfruttare come fonte di nutrimento carcasse e resti derivanti dall’attività di altri animali come roditori e uccelli.
Da queste intercapedini, gli insetti si possono poi spostare nei locali abitati o adibiti ad attività economiche/produttive con le problematiche che ne conseguono.
I fori di aerazione inseriti nelle pareti fredde e nei sottotetti possono costituire, se non dotati di opportune reti antinsetto, ottimi punti di ingresso per tante specie. Anche nei casi in cui le aperture per l’aerazione risultano progettate correttamente e costruite a regola d’arte, queste, se non monitorate periodicamente, potrebbero nel tempo incorrere a degrado (es. strappi, forature). è inoltre necessario ricordare come le reti antinsetto debbano avere maglie sufficientemente strette, per impedire il passaggio degli individui al di sotto del mezzo millimetro di diametro, e devono essere realizzate con materiale non danneggiabile dai denti dei roditori.
Un’altra criticità può essere rappresentata dai locali tecnici, che risultano poco frequentati e che in genere sono rifiniti grossolanamente, ad esempio con una coibentazione di pannelli lasciati a vista e non protetti. Questi elementi possono essere colonizzati, anche per costruirvi nidi, da formiche e altri insetti, lasciati liberi di svilupparsi indisturbati, talvolta per mesi, fino a quando si spostano e diffondono in spazi maggiormente frequentati, creando disagi.
Un altro errore costruttivo è connesso alla necessità, da parte delle imprese edili, di contenere i costi di cantiere. Si è diffusa recentemente l’abitudine di non rimuovere le casseforme di legno utilizzate per la realizzazione delle fondazioni o dei muri di sostegno in calcestruzzo armato. Questi elementi lignei, lasciati in opera e infossati nel terreno possono pertanto diventare attrattivi per gli insetti xilofagi, in primis le termiti.
è utile ricordare che alcune specie di termiti non sono diffuse in Italia solo al Sud e che costituiscono un grave pericolo di attacco biologico agli elementi lignei usati in edilizia. I danni causati sono poco visibili in superficie: infatti le termiti, essendo lucifughe, si nutrono a spese del legno lasciando intatte solo sottili superfici esterne, non in grado di assolvere a funzioni strutturali in seguito alla compromissione causata da tali insetti.
Infine, gli impianti elettrici e i cablaggi, necessari per la costruzione di smart buildings e smart cities, rappresentano corridoi e anfratti dove insetti e roditori muridi trovano spazio per rifugiarsi se le loro aperture non sono adeguatamente protette. E poi, in caso di ristrutturazione di edifici d’antan si procede sostituendo gli impianti esistenti senza rimuovere le vecchie strutture impiantistiche che, diventando inutilizzate, aumentano il rischio di essere colonizzate da infestanti, quali blatte, topi e ratti.