L’IPM è nato per la protezione delle colture in campo, quindi in ambito agricolo, ma i principi su cui si basa sono validi anche per la sua applicazione in altri ambiti, come ad esempio lo stoccaggio delle derrate alimentari, l’igiene nelle industrie di trasformazione e l’ambito dell’igiene pubblica. Di fatto l’IPM è un sistema complesso di gestione degli organismi infestanti che tiene conto di un approccio olistico al problema. I principi cardine sono 8, riportati di seguito con alcune considerazioni adattate alla difesa nel settore alimentare e civile.
Principio 1 – prevenzione e soppressione: impedire agli organismi dannosi di raggiungere le derrate alimentari anche con mezzi fisici, come ad esempio le reti alle finestre, è il primo passo che ogni operatore deve compiere e che se va a buon fine permette di evitare completamente il problema con tutto quello di positivo che ne consegue; non solo in molti casi è possibile impedire fisicamente l’accesso agli organismi dannosi, ma si possono anche compiere azioni per rendere l’ambiente non idoneo allo sviluppo degli insetti;
Principio 2 – monitoraggio: con i diversi mezzi a disposizione è fondamentale monitorare la presenza degli organismi dannosi, quindi quali specie e non solo il numero totale degli individui catturati; riveste in molti casi una grande importanza anche l’osservazione visiva della situazione (ispezionamento e analisi delle tracce);
Principio 3 – decisioni da prendere: il monitoraggio permette di avere informazioni circa la numerosità poiché in certi casi gli interventi da attuare contro gli infestanti possono variare a seconda dell’entità della loro presenza, pertanto tali informazioni forniscono utilissime indicazioni per quanto riguarda le decisioni da prendere per affrontare l’infestazione; il monitoraggio presuppone la registrazione in maniera precisa e corretta dei dati raccolti su cui poi si faranno riflessioni ed elaborazioni utili per il proseguimento delle attività;
Principio 4 – impiego di metodi non chimici: nell’approccio IPM è fondamentale, dove ovviamente possibile, impiegare mezzi biologici, biotecnici e metodi fisici per contenere le infestazioni, sia in sostituzione dei prodotti chimici sia in affiancamento;
Principio 5 – scelta degli antiparassitari chimici da impiegare: a parità di efficacia sono da preferire quelli meno dannosi per la salute dell’operatore e del consumatore e, in caso si operi nell’ambiente esterno, sostanze chimiche specifiche per l’infestante bersaglio e meno dannose a organismi non target, nonché con un basso impatto ambientale;
Principio 6 – riduzione dell’uso delle sostanze chimiche antiparassitarie: gli operatori sono chiamati a ridurre, dove possibile, le dosi di impiego dei prodotti chimici, ridurre la frequenza dei trattamenti in base ai dati disponibili derivanti ad esempio dal monitoraggio, quindi evitare senz’altro i trattamenti a calendario;
Principio 7 – strategie per combattere la resistenza: utilizzare sempre lo stesso principio attivo e utilizzare uno schema di trattamento dove gli interventi con prodotti chimici sono molto numerosi sottopone la popolazione per esempio degli insetti a una forte pressione selettiva in cui la possibilità di sviluppare resistenze vere e proprie è molto alta; al fine di evitare ciò è raccomandato di alternare l’uso di principi attivi differenti e, se possibile ancor meglio, aventi meccanismi di azione differenti.
Principio 8 – valutazione: è il principio numero 8 ma probabilmente il più importante, l’analisi a 360 gradi dei dati raccolti permette di valutare il successo degli interventi e anche mettere in evidenza eventuali punti critici del piano e quindi apportare le dovute modifiche e aggiustamenti.
Come si evince facilmente da quanto riportato, l’IPM è una tipologia di approccio che mette insieme interventi pratici, raccolta di dati e valutazione di questi per poter adottare azioni sempre più efficienti: tutto questo è possibile solo dopo un’attenta analisi dell’”ambiente” in cui si andrà ad operare prima di impostare il piano, un monitoraggio durante l’applicazione del piano e un’attenta analisi dei dati raccolti alla fine degli interventi per valutarne l’efficacia e apportare le possibili migliorie. L’obiettivo ultimo è quello di combinare nel modo migliore tutti i mezzi e metodi disponibili ricorrendo ogni volta a quelli più idonei, con la massima attenzione per la qualità e sicurezza dei prodotti alimentari e per la salvaguardia della salute di ciascuno e dell’ambiente.