La salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema sono legate tra di loro indissolubilmente, secondo il principio del “One health”. In natura, infatti, tutto è interconnesso, a vari livelli e in maniera più o meno stretta. Inoltre, il periodo pandemico ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica il concetto di “biosicurezza”.
L’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche, definisce il termine “biosicurezza” come “condizione oggettiva di assenza di pericoli in ambito biologico” e “in pratica si tratta di attuare tecnologie e metodologie operative capaci di minimizzare il rischio di diffusione di agenti biologici potenzialmente pericolosi per l’uomo, gli animali e l’ambiente”.
Come già presentato nel “pacchetto igiene” nel 2004 e confermato dal Decreto 28 giugno 2022 riguardante i “Requisiti di biosicurezza degli stabilimenti che detengono suini” è previsto che debba “essere attuato e documentato un piano aziendale di derattizzazione e disinfestazione”.
Qual è il motivo per cui devono essere attuati piani di disinfestazione nei contesti zootecnici?
Gli animali da allevamento attaccati da zanzare, mosche e moscerini ematofagi in genere si dimostrano nervosi, irrequieti e ne consegue un aumento del metabolismo energetico che si traduce in una diminuzione dell’incremento di peso o della produzione di latte, a seconda del tipo di allevamento. Va da sé che questo comporta un danno economico che sarà tanto più elevato quanto più sarà importante l’infestazione.
Un altro aspetto da considerare riguarda gli insetti che possono trasmettere malattie agli animali allevati. Gli studi riportati di seguito chiaramente si riferiscono a zone e condizioni specifiche.
Il gruppo di ricerca di Stelder della sezione per il benessere animale e il controllo delle malattie dell’Università di Copenaghen, in collaborazione con due Enti di ricerca della Romania, ha pubblicato un articolo nel gennaio 2023 che, partendo dal presupposto che le zanzare “trasmettono biologicamente (decisamente più importante) o meccanicamente vari agenti patogeni”, riporta i risultati di una ricerca effettuata “catturando zanzare in gabbie sperimentali contenenti suini in allevamenti da cortile in Romania”.
Questi ricercatori hanno identificato quattro specie di zanzare che si sono nutrite del sangue dei suini, concludendo che avrebbero potuto essere introdotti diversi tipi di virus come il virus della peste suina africana, il West Nile virus o quello dell’encefalite giapponese.
Il problema è ben noto in Australia, dove l’Animal Health Australia (organismo nazionale che riunisce governo e industria per garantire la salute degli animali e la biosicurezza), sul suo sito web, pubblica i principi per la gestione integrata delle zanzare nelle porcilaie (Integrated Mosquito Management Principles for Piggeries)”.
Per preservare gli allevamenti e la loro redditività è quindi necessario effettuare un’attenta analisi dei rischi, che a causa del cambiamento climatico e dell’introduzione, purtroppo sempre più frequente, di specie aliene, sono sempre maggiori.