Le piante e gli insetti impollinatori hanno un legame molto stretto: le une dipendono dagli altri e viceversa. Infatti, le piante mettono a disposizione nettare e polline che sono fonti di nutrimento per gli insetti ed essi in cambio trasportano il polline su altri fiori garantendo l’impollinazione incrociata. La particolare relazione che si instaura tra specie diverse, dalla quale le stesse traggono reciprocamente vantaggio e della quale non possono fare a meno si chiama mutualismo.
Le interazioni tra pianta e insetto sono piuttosto complesse e presuppongono l’intervento di molti fattori che garantiscono il successo dell’operazione, motivo per cui il tutto deve collimare in modo ottimale.
Ovviamente il manifestarsi di fenomeni di disturbo in un sistema complesso crea problemi: se questi sono minimi non minano l’efficienza del sistema, ma se intervengono fenomeni di disturbo pesanti, e soprattutto diversificati e perduranti nel tempo, allora si possono manifestare problemi decisamente più gravi.
Molti ricercatori in tutto il mondo sono impegnati a mettere a punto ricerche per capire bene questo fenomeno, tuttavia lo studio di tutti questi meccanismi è molto complicato perché i parametri in gioco sono innumerevoli e presuppongono quindi l’elaborazione di una mole impressionante di dati.
Queste ricerche vengono portate a compimento perché la conoscenza di un fenomeno negativo, pur grave che sia, presuppone di poter attuare interventi per governarlo. Questo può avvenire a diversi livelli e in svariati settori (ad esempio scienza, economia e politica), tuttavia, se non si dispone di dati a sufficienza, tutti gli interventi possibili perdono la loro capacità di essere efficaci ancora prima di essere attuati.
Il cambiamento climatico è un fenomeno estremamente complesso. Questa complessità riguarda anche lo studio dei suoi effetti sugli organismi viventi e quindi anche sugli impollinatori che sono strettamente legati all’ambiente e alle piante. Questa complessità non deve scoraggiare la ricerca: è estremamente importante portarla a compimento!
La letteratura scientifica si sta arricchendo ogni giorno di nuove pubblicazioni a riguardo. Quattro ricercatori dell’università di Mons in Belgio (Gérard et al., 2020), in un articolo pubblicato nel 2020, fanno un po’ il punto della situazione sulle conoscenze relative al disallineamento tra piante e impollinatori dovuto al riscaldamento globale. Nel loro studio sottolineano come il riscaldamento globale possa causare disallineamenti spaziali e/o fenologici che possano coinvolgere uno o entrambi gli attori del mutualismo piante-insetti. Vale a dire che alcune piante potrebbero fiorire quando non ci sono ancora gli impollinatori oppure che vi siano dei cambiamenti nella morfologia per cui l’impollinazione ne potrebbe pesantemente risentire.
Inoltre, a causa dell’assenza prolungata delle piogge, gli impollinatori potrebbero trovarsi senza sostentamento per le pochissime fioriture. Negli ultimi anni questo aspetto è stato notato dagli apicoltori, professionisti in grado di registrare fenomeni di questo genere e intervenire in caso di necessità con alimentazione di soccorso. Cosa succederà alle comunità di impollinatori selvatici?
Sicuramente queste modificazioni del clima porteranno a nuovi equilibri tra impollinatori e piante ma non è assolutamente certo che cosa comporti questo a livello dei servizi ecosistemici che gli impollinatori svolgono in tutto il mondo. Inoltre non è chiaro se i nuovi equilibri si affermeranno in tempi rapidi, riuscendo a seguire i ritmi del cambiamento climatico.