La lotta alle zanzare viene spesso considerata come ordinaria e dispendiosa. In realtà ci sono motivazioni che ne giustificano l’applicazione ben più importanti. Le zanzare sono, infatti, i principali vettori di gravi malattie, sia nel passato (come la malaria) sia molto attuali, come la chikungunya, la dengue, la febbre del West Nile Virus, la filariosi canina e ultimamente il temibile virus Zika, causa di gravi malformazioni al feto umano.
Le zanzare sono caratterizzate da cicli biologici in cui gli stadi di larva e di pupa si sviluppano nell’acqua. I piani di lotta devono necessariamente essere programmati ponendo una grande attenzione a questa caratteristica, infatti i risultati che si ottengono, riducendo la disponibilità di acqua e quindi eliminando i potenziali focolai di sviluppo, sono quelli che maggiormente soddisfano il raggiungimento dell’obiettivo.
Un programma di lotta efficace si deve basare sulla conoscenza del problema e del territorio: è necessario raccogliere tutte le informazioni mediante un buon piano di monitoraggio, da predisporre in maniera differente a seconda dei casi, e dall’analisi degli andamenti degli anni precedenti per intervenire laddove si siano già manifestate infestazioni.
Gli studi effettuati negli ultimi 20 anni hanno permesso di identificare la tipologia dei siti che presentano un’elevata probabilità di diventare un focolaio di riproduzione delle zanzare. In base agli ambienti da proteggere occorre sensibilizzare soggetti differenti quali enti pubblici, privati cittadini fino ad alcune tipologie di impresa. Nelle aree pubbliche il maggiore rischio è rappresentato dai tombini, dai pozzetti stradali, da caditoie e bocche di lupo, da canali.
Nelle aree private (a volte di competenza pubblica) l’attenzione deve essere rivolta ai tombini di parcheggi e giardini, agli scoli e alle grondaie (spesso con deflusso delle acque faticoso perché otturate da materiali in decomposizione), ai sottovasi, alle cisterne e altri contenitori e cumuli di materiali lasciati all’aperto nei quali si possono formare ristagni d’acqua, agli abbeveratoi per animali, alle fontane e alle vasche ornamentali.
Anche alcune tipologie di attività produttive presentano un rischio intrinseco di diventare un focolaio di riproduzione. L’attività di sensibilizzazione deve, in special modo, essere indirizzata a gommisti e impianti di lavaggio autoveicoli, lattonieri, commercianti di ortofrutta e prodotti ittici, floricoltori e fioristi, i quali devono essere obbligati ad attuare corrette azioni di controllo.
In ultimo, è necessario ricordare le aree cimiteriali dove, a causa della notevole presenza di piccole raccolte d’acqua, è elevata la presenza di focolai. In questo contesto devono essere i cittadini a imparare come “gestire” vasi e sottovasi.
Le azioni attuabili per eliminare o diminuire i focolai di zanzare sono molteplici. Sicuramente la prima azione deve essere quella di rimuovere fisicamente o meccanicamente le condizioni che possono favorire lo sviluppo di un focolaio. Successivamente si deve ricorrere a trattamenti con prodotti larvicidi nei punti di ristagno, reale o potenziale, di acqua.
Gli interventi con insetticidi possono essere effettuati con prodotti contenenti Bacillus thuringiensis israelensis e Bacillus sphaericus, o sostanze a base di regolatori di crescita (IGR, quali il Pyriproxyfen, s-Methoprene o il Diflubenzuron) che impediscono il normale sviluppo delle larve.