La presenza di ratti e topi in ambienti frequentati dall’uomo non può essere tollerata perché può causare ingenti danni. In primis la contaminazione dell’ambiente stesso (attraverso l’abbandono di feci e urine) correlato al rischio sanitario, poi la contaminazione di derrate stoccate e infine il deterioramento di arredi e attrezzature contenuti all’interno.
Questi sono solo alcuni dei problemi che infestazioni di topi e ratti possono causare all’uomo. Infatti i roditori spesso ospitano sul proprio corpo degli ectoparassiti (parassiti esterni). Storicamente è ben nota Xenopsilla cheopis, la pulce del ratto, potenziale veicolo del batterio della peste (Yersinia pestis), malattia fortunatamente da considerarsi debellata in Europa.
Studi effettuati da Webster e MacDonald (1995) in un campione di ratti catturati nelle aziende agricole inglesi hanno dimostrato come tutti i ratti campionati fossero portatori di pulci, il 67% albergava acari e nel 38% dei casi sono stati trovati sul loro corpo dei pidocchi. Stojcevic e collaboratori (2004) hanno esaminato 255 ratti delle chiaviche (Rattus norvegicus) in Croazia, riportando che circa 1/3 era infestato da parassiti esterni e il 65% circa da parassiti interni. In particolare su questi ratti sono state trovate 3 specie di pidocchi in senso stretto o lato (Poliplax spinulosa, che appartiene all’ordine degli Anopluri, o veri pidocchi; Trimenopon jenningsi e Gyropus ovalis, che appartengono invece all’ordine dei Mallofagi o falsi pidocchi), 2 specie di pulci (Ceratophyllus fasciatus e Leptopsilla segnis) e 3 specie di acari (Myobia musculi, Myocoptes musculinus, Dermanyssus sanguineus). è noto che sui roditori nocivi si possono rinvenire anche le zecche, come ad esempio specie appartenenti al genere Dermacentor.
Gli ectoparassiti che vivono sul corpo dei roditori possono avere un importante ruolo nella trasmissione di malattie all’uomo. Le pulci dei ratti, ad esempio, abbandonano l’ospite per andare a deporre le loro uova sui detriti accumulatisi nell’ambiente dove vivono i roditori. Dalle minuscole uova (0,1-0,5 mm) nascono delle altrettanto minuscole larve che si sviluppano nelle crepe e nelle anfrattuosità piene di detriti presenti nell’ambiente. Alla fine del loro sviluppo le larve tessono un bozzolo dal quale fuoriuscirà l’adulto. Questo rimane al riparo nel bozzolo fino a quando non percepisce la presenza di un ospite adatto da cui suggere il sangue. Nel caso delle pulci entrambi i sessi si nutrono di sangue. Se non vi è disponibilità di ospiti adeguati, oppure quelli presenti sono insufficienti, gli adulti possono sopravvivere senza nutrirsi nei loro bozzoli per 4-12 mesi o anche più. Questo spiega come mai persone che entrano in locali disabitati da tempo ma infestati da pulci possono essere attaccate improvvisamente e in maniera massiccia da pulci alla ricerca del loro primo pasto di sangue: talmente assetate di sangue che poco importa se non si tratta del loro ospite preferito, cioè il ratto. Ed è proprio questo passaggio su ospiti diversi che provoca problemi di diffusione di malattie.
Le pulci, inoltre, abbandonano rapidamente l’ospite che sta per morire, andando alla ricerca di altri ospiti e anche in questo caso l’uomo può essere un bersaglio preso di mira. Anche questo comportamento assume un’importanza epidemiologica notevole nella trasmissione delle malattie di cui tali insetti possono essere vettori.
Zoghi (2006) osserva che “il livello di infezione, l’intensità e l’attività di questi vettori dipende da alcuni fattori come l’abbondanza di vari ospiti, le caratteristiche ambientali e la possibilità di locomozione”.
Diventa pertanto una priorità il contenimento delle popolazioni di roditori prima che le infestazioni diventino talmente massicce da causare attacchi diretti all’uomo da parte dei parassiti ospitati da topi e ratti. Negli ambienti antropizzati dei paesi occidentali non è comune che vi siano infestazioni sulle persone di parassiti specifici dei roditori, tuttavia è questa una possibilità non va del tutto trascurata.