Il termine mosca cavallina spesso viene usato in senso lato per indicare specie differenti di mosche (Ditteri) che succhiano il sangue di mammiferi. In senso stretto si riferisce propriamente a una singola specie: Hippobosca equina, appartenente alla famiglia Ippoboscidi.
Si tratta di una mosca piuttosto particolare, difficile da osservare, che attacca nelle ore più calde e umide della giornata. Gli ospiti primari sono cavalli e asini ma può pungere anche bovini, ovini capre e anche mammiferi selvatici di una certa taglia come i cervi. Punge gli uccelli e occasionalmente anche l’uomo.
è una mosca dalle caratteristiche morfologiche peculiari e interessanti: l’adulto misura circa 8 mm di lunghezza, ha le ali semitrasparenti giallastre, il corpo è tozzo, largo e appiattito, le zampe robuste, piuttosto lunghe e dotate di unghioni neri tramite i quali si aggrappa molto stabilmente ai peli dell’ospite.
Il tegumento è molto spesso e robusto, e con difficoltà si riesce a schiacciare l’adulto. Sul corpo dell’animale ospite si muove agilmente, in genere spostandosi di traverso, e spesso si nasconde nella zona perianale e perigenitale, nelle pieghe dell’inguine e sulle mammelle, cioè le parti più calde e umide dell’ospite e anche difficilmente raggiungibili dall’animale stesso per allontanarla.
I cavalli, soprattutto, manifestano nei confronti di questa mosca reazioni molto diverse, perché hanno una forte paura quando ne entrano in contatto le prime volte. Non riuscendo a scacciarla con i movimenti abituali della coda si innervosiscono parecchio fino a manifestare crisi di panico, con calci e sgroppate: questo è un comportamento di difesa del cavallo molto pericoloso, che si manifesta sia durante le attività di maneggio sia di visita delle stalle – si pensi per esempio agli agriturismi soliti a dar spazio a questo tipo di attività.
La diffusione di tale mosca non è omogenea, vi sono aree dove è abitualmente presente e aree anche limitrofe dove è assente.
La puntura di Hippobosca equina, oltre a essere dolorosa, può trasmettere, attraverso la saliva, il virus responsabile dell’anemia infettiva equina.
Il ciclo vitale di questa mosca prevede lo sviluppo larvale nell’addome della femmina, quindi questa non depone le uova ma le larve. Qualche ora dopo essere uscite dal corpo della madre si impupano.
Per questo particolare comportamento, la lotta è piuttosto difficile; di solito viene effettuata applicando dei repellenti nelle aree del corpo equino dove la mosca si ripara.
Si può agire, inoltre, nei locali di ricovero degli animali controllando gli adulti con prodotti insetticidi ad effetto abbattente come lo sono le Piretrine.