I meccanismi che generano la resistenza agli insetticidi devono essere noti poiché sono la chiave per prevedere come la resistenza possa emergere e capire quali sono gli interventi migliori da adottare.
Non esistono solo meccanismi biochimici e/o morfologici ma anche meccanismi COMPORTAMENTALI, un ambito di ricerca piuttosto recente.
Le zanzare possono eludere l’azione degli insetticidi. Ma come? In vari modi. Possono cambiare il periodo della loro attività in modo che non corrisponda al momento dell’uso di insetticidi, riducendo così il periodo di esposizione. Ad esempio, in aree dove è molto diffuso l’uso di zanzariere impregnate di insetticida, le zanzare che pungono durante il giorno (al mattino presto o nel tardo pomeriggio/sera) possono essere favorite rispetto alle zanzare che pungono di notte, semplicemente perché di notte le persone sono in casa, protette dalle reti alle finestre, mentre al mattino o la sera possono essere ancora esposte. Questo comportamento viene definito evitamento temporale.
Le zanzare possono ridurre il rischio di esposizione evitando gli ambienti dove c’è stata erogazione di insetticida. Per esempio, in aree al chiuso dove si fa ampio uso di insetticida, tutti gli individui di zanzare presenti possono essere sfavoriti rispetto a quelli che pungono ospiti all’esterno. Questo si chiama evitamento spaziale, potrebbe verificarsi anche attraverso la maggiore dispersione in aree non trattate.
L’evitamento trofico, invece, avviene quando le zanzare evitano di nutrirsi su ospiti presenti in luoghi dove sono stati utilizzati insetticidi: gli individui della stessa specie, della stessa popolazione e nello stesso luogo che si nutrono su animali in aree non trattate possono essere favoriti rispetto a quelli che si nutrono sugli umani in aree trattate.
Ci sono ipotesi in corso sulla capacità delle zanzare di mettersi in fuga: in questo modo possono limitare il tempo di contatto con l’insetticida. Un gruppo di ricercatori franco-africano sta lavorando per dimostrare questa ipotesi.