L’introduzione di un animale, e nello specifico di un insetto, in un ambiente nuovo è una questione piuttosto delicata. Come sappiamo, l’introduzione accidentale di insetti alieni causa spesso non pochi problemi: quindi, quando si avanza l’ipotesi di introdurre l’antagonista naturale dell’insetto alieno considerato, la prima preoccupazione è di non causare ulteriori inconvenienti all’ambiente in questione, trasformando l’introduzione dell’antagonista nell’inserimento di un altro insetto alieno che poi causi danni.
La prima cosa importante che viene effettuata è un’approfondita ricerca nei luoghi di origine dell’insetto alieno per capire quali antagonisti abbia e quale sia la loro efficacia nel contenimento della specie in oggetto. Ovviamente devono essere tenute in considerazione anche le caratteristiche dell’ambiente originario e devono essere messe a confronto con quelle dell’ambiente in cui è stato introdotto l’alieno in cui si andrà ad operare. Tutto questo e altri parametri devono essere attentamente studiati per un’analisi costi-benefici efficiente.
La cimice asiatica (Halyomorpha halys) è molto simile al Rincote Etereottero Raphigaster nebulosa, pentatomide nostrano che raramente produce danni. Anche la cimice asiatica nei suoi areali di origine non è particolarmente degna di nota: è considerato, infatti, un parassita occasionale della soia, di alberi da frutto e di alcune specie ortive mentre in Italia, dopo la sua accidentale introduzione, i danni soprattutto a certi fruttiferi sono stati ingentissimi. Il primo esemplare segnalato in Italia è stato quello catturato in provincia di Modena da uno studente in Scienze Agrarie per la sua cassetta entomologica d’esame.
Purtroppo, in Pianura Padana, dove ormai la specie è ampiamente diffusa, a partire dai primi danni riscontrati nel 2015-2016 H. halys è diventata la specie fitofaga chiave per le colture frutticole.
Tra i mezzi biologici di lotta individuati dai ricercatori vi è l’uso di parassitoidi autoctoni (Ooencyrtus telenomicida e Anastatus bifasciatus, due Imenotteri che si sviluppano a carico delle uova di Rincoti e che si sono adattati a svilupparsi anche a spese di quelle di cimice asiatica) nonché della vespa samurai (Trissolcus japonicus), parassitoide originario della stessa area esotica da cui proviene la cimice asiatica e che non può essere considerato una nuova introduzione ma solo un potenziamento poiché già rinvenuto in Pianura Padana.
Queste piccolissime vespe vengono allevate appositamente, su ovature di cimice asiatica, in modo da abituare l’insetto ad andare a cercare “quelle” ovature e non altre, una volta rilasciato nell’ambiente.
Le modalità di rilascio (nel 2020, più di 700 punti nei corridoi ecologici nelle diverse regioni interessate dalle infestazioni di cimice asiatica) seguono un protocollo coordinato in modo da ottenere i migliori risultati di contenimento della specie dannosa e i punti di rilascio, ad esempio in Emilia-Romagna, sono segnalati da appositi cartelli in modo da informare e sensibilizzare la popolazione.