Le arvicole sono piccoli Roditori appartenenti alla famiglia dei Muridi. Si distinguono dai ratti per il loro profilo caratteristico: corpo tozzo, capo poco distinto con il muso arrotondato, orecchie piccole e poco distinte, coda e zampe molto corte. Il colore del pelo è di solito bruno-rossastro. Sono inoltre di piccole dimensioni: circa 8 cm di lunghezza con una coda di 2-3 cm, gli adulti pesano circa 20 g.
Le specie diffuse pressoché in tutta Italia sono Arvicola terrestrise Microtus savii.
La prima – l’Arvicola terrestre – è legata ai canali e ai corsi d’acqua con argini fittamente ricoperti di vegetazione, diffusa anche se irregolarmente in pianura e nella bassa collina, sembra molto rarefatta nelle aree fortemente antropizzate dove i canali hanno gli argini ripuliti e/o cementificati. Si tratta di roditori che scavano nel terreno, tra i 10 e gli 80 cm di profondità, una fitta rete di gallerie che viene da loro usata come rifugio e luogo di riproduzione ma anche come via a cui arrivare al cibo. Si nutrono, infatti, a spese delle radici delle piante. Sono legate all’ambiente aperto e non entrano mai nelle abitazioni o altri edifici.
L’Arvicola di Savi (Microtus savii) è piuttosto abbondante ed è nota per i danni in agricoltura sulle colture ortive, in particolar modo il carciofo, e sulle piante da frutto.
Sono una preda ambita da rapaci notturni e diurni per cui l’uso di esche rodenticide comporta problemi anche per questi uccelli, che svolgono un importante ruolo dal punto di vista ecologico e sono protetti.
Non si tratta di animali molto diffusi ovunque e questo determina una differente percezione da parte dell’uomo nei loro confronti: dove sono molto diffuse possono causare danni e di conseguenza vengono contrastate, mentre in alcune aree la loro presenza è talmente ridotta da spingere gli enti preposti ad adottare misure di protezione. è quello che succede in Svizzera nel Canton Ticino dove la specie è piuttosto rara, per cui la sua scomparsa viene vista come una riduzione della biodiversità del territorio considerato (Tiziano et al., 2012).