Descrizione morfologica
Adulto
L’adulto presenta una forma bizzarra e molto caratteristica: è lungo circa 8 mm. Il capo è ben evidente con gli occhi composti disposti lateralmente e piuttosto sviluppati. Le ali sono semitrasparenti, di colore giallastro e con le nervature prossimali spesse e di colore marrone, ben evidenti. Il torace è di forma globosa con macchie marrone scuro quasi nero intervallate da bande gialle. L’addome, piuttosto peloso, è molto più corto delle ali da cui è nascosto totalmente quando l’insetto non vola.
Il corpo è tozzo, con tegumento molto robusto e appiattito. Altra particolarità è rappresentata dalle zampe: di colore giallo con qualche anello nero, molto lunghe e piuttosto robuste, alle cui estremità sono presenti due robuste unghie – evidente adattamento alla vita parassitaria, per aggrapparsi tra il pelo dell’ospite – di colore scuro.
Uovo
In questa specie l’uovo non viene deposto ma schiude nel corpo della femmina.
Larva
Le larve delle prime 2 età di H. equina si sviluppano nel corpo della femmina e solo quella di terza età viene “deposta. Questa è di forma quasi sferica, di colore bianco e misura da 2,9 x 2,5 mm a 3,2 x 4.2 mm (Hafez et al., 1977).
Pupario
è di colore nero lucido, simile a un seme.
Biologia e comportamento
Hippobosca equina ha un ciclo vitale piuttosto caratteristico di cui non sono noti tutti i particolari. La specie non depone le uova ma queste si sviluppano nel corpo della femmina, da cui nascono larve che rimangono nell’addome fin quasi a maturità. A questo punto la femmina espelle una larva alla volta, che posiziona sul suolo; questa si impupa nell’arco di poche ore e dopo circa 4 settimane (a seconda delle condizioni ambientali il range va da 3 a 20) fuoriesce l’adulto. Anche quando la femmina posiziona la larva sul pelo dell’animale, questa in poco tempo si impupa e cade sul terreno.
Gli adulti sono buoni volatori. Il picco di presenza della specie nelle aree infestate si registra nei mesi più caldi.
La particolare forma del corpo permette a questa mosca di muoversi di traverso sul pelo dell’ospite, attaccandosi saldamente a esso grazie alle robuste unghie; preferisce nascondersi nella zona perianale e perigenitale, nelle pieghe dell’inguine e sulle mammelle, parti più calde e umide dell’ospite. In queste posizioni non è raggiungibile dalla coda del mammifero e quindi non può essere facilmente scacciata; quando la mosca infligge le sue dolorose punture, induce l’animale ad adottare altri movimenti per arrivare al parassita.
Ambienti frequentati
Allevamenti di animali soprattutto se questi possono accedere all’esterno, maneggi e scuderie, agriturismi che ospitano cavalli e altri mammiferi.
Materiali attaccati
Attacca cavalli e asini come ospiti primari ma è stata segnalata anche su bovini e altri mammiferi come le pecore e le capre ma anche cervi, cammelli e conigli possono subire le punture della mosca cavallina. Occasionalmente punge l’uomo e uccelli come l’airone cenerino.
Note
La diffusione sul territorio di questa mosca è a macchia. Il nome Ippobosca deriva dal greco hippos = cavallo e boskein = pascere, pascolare.
Danni
La mosca cavallina punge gli animali da cui succhia il sangue. Attacca soprattutto i cavalli e gli asini che sono i suoi ospiti primari. I danni che provoca non riguardano tanto la sottrazione di sangue quanto l’innervosimento a volte decisamente pericoloso che suscita nei cavalli e la trasmissione di malattie come l’anemia infettiva equina, di cui è considerata un possibile vettore attraverso la saliva iniettata nell’ospite durante la puntura.
Anche l’uomo può essere vittima di punture piuttosto dolorose.