Descrizione morfologica
Adulto
L’adulto, di colore che va dal rossastro opaco al marrone scuro, uniforme, ha un corpo allungato di 2,5 – 5 mm, a sezione quasi cilindrica o ovale, mai depresso. In genere la femmina ha dimensioni leggermente più grandi del maschio.
Pratica fori di sfarfallamento di 1-2 mm di diametro.
Il capo è ipognato (l’asse del capo è verticale e l’apparato boccale è rivolto verso il basso) quindi poco o per niente visibile dal dorso anche perché nascosto, insieme alla base delle antenne, dal protorace; antenne generalmente di 11 articoli, gli ultimi tre più allungati a formare una clava.
Il pronoto (parte dorsale del protorace, che è il primo segmento del torace) ha la base meno larga delle elitre.
Le elitre presentano delle file longitudinali abbastanza regolari di piccole fossette circolari (visibili con una lente) e sono coperte di una fine pubescenza giallastra.
Uovo
Le uova, di colore biancastro, sono di forma ovale e misurano circa 0,5 mm di lunghezza.
Larva
La larva è di colore biancastro con mandibole marrone molto scuro, oligopoda (presenta le tre paia di zampe sul torace) e cirtosomatica (a forma di arco o di “C”). A maturità misura dai 4 ai 5 mm di lunghezza e 2 mm di larghezza.
Il capo è evidente e presenta un apparato boccale masticatore con mandibole robuste, molto sviluppate e appuntite con un dente ben distinto; sul dorso e sull’estremità posteriore arrotondata sono presenti spinule di colore castano, assenti sulle neonate.
Le larve delle età successive sono molto simili a quelle dei Lictidi, ma si distinguono per la presenza delle spinule e per l’ultimo spiracolo addominale che non si differenzia dai precedenti.
Pupa
La pupa è di colore chiaro. Sono visibili la forma del capo che avrà l’adulto e le elitre.
Biologia e comportamento
Gli adulti sfarfallano a primavera e le femmine attirano i maschi mediante feromoni sessuali o richiami sonori all’interno delle gallerie.
La specie vola dall’inizio della primavera fino a settembre con un picco di sfarfallamenti in luglio-agosto.
L’accoppiamento avviene generalmente all’esterno, ma in alcuni casi anche all’interno del legno attaccato, nelle gallerie.
La specie è attirata dalla luce, motivo per cui si trovano gli adulti sulle finestre; anche la luce artificiale esercita un’attrazione tanto che si possono utilizzare trappole a luce ultravioletta per la loro cattura.
Gli adulti vivono 3-4 settimane e non si nutrono. Le femmine, dopo l’accoppiamento, depongono 12-40 uova e fino a 100 in condizioni ottimali, uova che schiudono in 2-5 settimane, a seconda delle condizioni ambientali.
La durata del ciclo vitale è condizionata dal tipo di legno, dalla temperatura e dall’umidità, in condizioni non ottimali lo sviluppo larvale può richiedere anche diversi anni.
Le uova vengono deposte sulle superfici rugose del legno, in fessure, screpolature o, molto più spesso, nei fori di sfarfallamento e nelle gallerie, incollandole al substrato.
Le larve neonate fuoriescono dall’uovo forando il corion in corrispondenza della parte incollata al legno: iniziano così a scavare la galleria senza uscire all’esterno rimanendo protette e sfruttando il corion come punto di appoggio per attaccare il legno. Generalmente il foro d’ingresso è invisibile a occhio nudo per le dimensioni microscopiche della larva. Queste scavano gallerie irregolari il cui diametro aumenta man mano che la larva cresce.
Lo stadio di pupa in genere dura 2 settimane e l’adulto fuoriesce dal legno infestato tramite un foro circolare di 1-3 mm di diametro.
In climi caldi si possono avere 2 generazioni all’anno.
Le larve producono, durante la loro attività, del rosume finemente granuloso e incoerente, costituito da particelle di forma allungata, con il quale riempiono le gallerie. Spesso la presenza di questo rosume che fuoriesce dai fori è il segno inequivocabile dell’attacco ma non è necessariamente indice di infestazione ancora in corso.
Le larve sono in grado di digerire la cellulosa.
Ambienti frequentati
La specie è più frequente in ambienti chiusi, in cui l’umidità si mantiene al di sopra del 50%, come in chiese poco frequentate, solai, magazzini. In seguito a introduzioni di materiale già attaccato, può essere ritrovato anche in abitazioni riscaldate, dove l’umidità relativa è senz’altro minore. Si trova con maggior frequenza negli edifici poiché si nutre a spese di legno in opera, mobili, ecc., ma è possibile trovarla anche in natura.
Materiali attaccati
La specie attacca di preferenza legno molto stagionato, ma tenero, sia di latifoglie sia di conifere, come betulla, pioppo, ontano, castagno, abete, pino mentre, generalmente, evita i legni duri. Attacca raramente il frassino e la quercia. Nonostante Anobium punctatum lo si ritrovi più facilmente nell’alburno, penetra anche nel duramen, soprattutto nel caso questo sia stato attaccato da funghi lignivori. All’aperto può attaccare rami morti di faggio, noce ed edera, anche se generalmente non si sviluppa in legno troppo umido. è in grado di attaccare la carta ed è in grado di svilupparsi a spese di libri antichi e di materiali cartacei d’archivio.
Danni
È uno dei tarli più dannosi sia alle strutture sia ai manufatti lignei (è la specie che viene più comunemente indicata come “tarlo dei mobili”). I numerosi fori di sfarfallamento e le gallerie scavate in ogni direzione possono compromettere la stabilità del manufatto, infatti il danno causato dagli Anobidi può essere sia di tipo strutturale sia estetico.