Descrizione morfologica
Adulto
L’adulto ha una forma allungata, misura 7-10 mm di lunghezza. è di colore nero con un fascia giallastra tipica con particolari macchie più scure che occupa trasversalmente la metà anteriore delle elitre. Il capo è parzialmente nascosto dal primo segmento del torace, sono visibili le antenne, che presentano gli ultimi 3 segmenti ingrossati (antenne clavate). Le zampe sono corte e adatte a camminare. Le elitre coprono dorsalmente tutto l’addome.
Uovo
Le uova sono di colore biancastro, hanno forma allungata, misurano circa 2 mm di lunghezza e 0,6 mm di larghezza.
Larva
Le larve presentano forma allungata con l’estremità anteriore più larga della posteriore; lunghe a maturità circa 15 mm, sono di colore marrone rossastro e dotate di innumerevoli setole sparse su tutto il corpo, di varia lunghezza. Hanno zampe toraciche.
Pupa
La pupa è di colore giallastro, con alcune aree sottili sul dorso di colore marrone rossastro, è di forma ovale; all’estremità dell’addome presenta due corte spine ricurve.
Biologia e comportamento
Le femmine, dopo l’accoppiamento, depongono 150-200 uova su diverse tipologie di substrato di origine animale che servirà da alimento per le future larve. Le uova sono deposte a gruppi di 7-8 unità. In condizioni ottimali dopo circa 7-10 giorni nascono le larve che iniziano ad alimentarsi scavando gallerie, dapprima di piccole dimensioni poi man mano più grandi nell’alimento, arrivando a maturità nell’arco di circa un mese. Successivamente cercano un posto adatto per impuparsi rappresentato in genere da legno di scaffalature, travi, pavimenti, entro cui scavano gallerie lunghe 10-12 mm e in cui si impupano. Dopo circa 15 giorni sfarfallano gli adulti. La specie sverna come adulto in diapausa dentro le celle di impupamento da cui poi gli adulti escono in aprile-maggio. Può svernare anche all’esterno degli edifici.
A 25°C il ciclo biologico si completa in circa 2 mesi, mentre se le condizioni si discostano tanto dall’optimum e il cibo a disposizione è scarso, il ciclo si può protrarre anche fino a 6 mesi.
In genere la specie presenta una sola generazione all’anno, ma sono stati documentati casi in cui le generazioni sono più numerose.
Le larve sono lucifughe e si muovono procedendo a scatti; sono molto resistenti al digiuno.
La specie è pressoché cosmopolita.
Ambienti frequentati
La specie viene rinvenuta in abitazioni, musei, allevamenti zootecnici, industrie produttrici di alimenti per cani e gatti, ditte che lavorano pellame.
In natura vive in nidi di uccelli, ed è attratto dalle carcasse di roditori e uccelli.
Materiali attaccati
Dermestes lardarius si nutre a spese di prodotti di origine animale ricchi di grassi quali: carni conservate, salumi, tra cui prosciutti in stagionatura, lardo, latte in polvere, formaggi stagionati, alimenti per cani e gatti. Attacca collezioni zoologiche, pellicce, piume, penne, corna, lana, bozzoli di bachi da seta e seta. Si nutre anche a spese di insetti e loro uova. Sono stati documentati anche attacchi in allevamento intensivo di piccioni dove la specie ha attaccato gli uccelli giovani, comportamento anomalo perché in genere si nutre di piume; in questo caso gli autori della segnalazione ipotizzano un’attrazione della specie da parte di alcuni piccioni morti, e successiva estensione dell’attacco agli animali vivi.
Danni
La specie provoca danni diretti soprattutto allo stadio di larva ma anche a quello di adulto, conseguenti all’alimentazione a spese delle sostanze che attacca. Le larve per alimentarsi possono anche scavare gallerie, in genere nella parte superficiale del prodotto, inoltre inquinano fortemente la derrata infestata con le loro spoglie ed anche con le setole che possono restare, assieme alle spoglie, nel substrato infestato. Queste setole, così come le spoglie, sono molto leggere ed è sufficiente un piccolo spostamento d’aria per farle sollevare e quindi venire a contatto con la cute degli operatori ma anche con le mucose delle vie respiratorie, causando reazioni a volte anche gravi.
I danni possono verificarsi sia in aziende alimentari sia in musei. Soprattutto in passato, erano importanti anche i danni arrecati alla sericoltura, negli allevamenti di bachi da seta.